Tecnologie e disabilità: Il punto di un neofita
A due mesi dall’inizio di questa mia nuova avventura come redattore di questo sito è giunto il momento di un breve bilancio su robotica, tecnologie, autismo e disabilità
Sono passati due mesi dall’inizio di questa mia avventura come redattore del sito Roboable ed è giunto il momento di un piccolo bilancio. All’interno dei primi articoli pubblicati su questo sito ho provato a parlare del rapporto che esiste tra le disabilità e le tecnologie riportando diverse esperienze sia a livello nazionale che internazionale.
Il primo dato che emerge in maniera potente è il tentativo, a livello mondiale, di impiegare le nuove tecnologie, tra i quali i robot, a scopo terapeutico e assistenziale.
Quando pensiamo ad una terapia molto spesso finiamo per associarla alla farmacologia, alla chirurgia o alla profilassi cioè a quelle terapie che hanno come unico fine il riportare ad uno stato “sano” un paziente affetto da una qualsiasi patologia. Durante gli ultimi decenni a questo tipo di terapie se ne sono aggiunte altre chiamate riabilitative quali la fisioterapia, la pet therapy, la musico-terapia e la clown therapy. Questo tipo di terapie molto spesso ha lo scopo di migliorare le condizioni psicologiche di coloro che soffrono di una grave patologia e sono da differenziare dalle terapie elencate in precedenza le quali vengono intese come attività sanitarie e hanno l’obiettivo di guarire un paziente.
Grazie all’impegno di alcuni visionari e alla sempre più capillare diffusione della tecnologia, negli ultimi anni, in varie parti del mondo, sta fiorendo una nuova tipologia di terapia che mi permetto di chiamare “robot therapy” anche se, come abbiamo già detto all’interno dei precedenti articoli, a Scuola di Robotica, siamo convinti che questo argomento vada trattato con molta sensibilità e soprattutto in maniera critica.
La direzione comune a quasi tutte le esperienze di cui mi sono occupato è sociale, non medica, ovvero il terapeuta umano decide di avvalersi di un robot, o di un’applicazione informatica, per sviluppare o migliorare le capacità sociali e relazionali dei ragazzi che hanno difficoltà in questo campo.
Il caso tipico è quello del paziente autistico con gravi difficoltà nella comunicazione sociale. In questo caso il robot, a differenza del terapeuta umano, ha il vantaggio di essere meno intimidatorio e soprattutto quella di essere altamente ripetitivo. Inoltre un denominatore comune nelle esperienze che ho raccolto è la positività del rapporto che si viene a creare tra questo soggetto e l’interlocutore robotico; molto spesso il soggetto autistico è stimolato alla relazione quando questa viene intermediata da una macchina.
Un sostegno che può portare la tecnologia ai pazienti autistici è nel campo della mentalizzazione, infatti molto spesso questi pazienti possono avere delle difficoltà a considerare il comportamento altrui come frutto di stati mentali simili ai propri e un robot, piuttosto che un’applicazione, potrebbe raccontare e spiegare con più dettagli un gioco o un’azione da compiere.
Un grande vantaggio di cui si può avvalere il robot inoltre è la coerenza nei comportamenti come ci ha spiegato l’ingegnere Daniele Lombardo nel nostro dialogo. Un altro dei campi in cui potrebbe aiutare la tecnologia, preservando i dati sensibili del ragazzo, potrebbe essere quello della geolocalizzazione o del report dei dati biologici personali o addirittura delle “memorie digitali dei bisogni dell’autistico”, una sorta di cartella clinica accessibile ai medici in caso di emergenza come spiega il giornalista Gianluca Nicoletti in questo video :
Questi sono solo alcuni campi nei quali la tecnologia e la robotica possono supportare i pazienti con disabilità tuttavia uno dei problemi principali in questo contesto risiede molto spesso nel costo dei robot e delle nuove tecnologie i quali, allo stato attuale, sono ancora molto dispendiosi. Io ritengo che uno dei vantaggi del progetto Roboable risieda proprio nel costo ridotto della piattaforma; naturalmente questo oggetto ha un suo campo specifico ed è orientato a incrementare i comportamenti sociali all’interno del contesto scolastico e a ridurre quelli problematici come le fughe, la rabbia e le stereotipie sviluppando uno scenario per ogni situazione. Questi progetti sicuramente possono migliorare la vita di migliaia di ragazzi con disabilità ma nonostante questo noi vogliamo sempre mantenere un aspetto critico e distaccato per evitare che queste nuove tecnologie vengano utilizzate in modo fraudolento e possano essere causa di disagi per queste persone.
Testo a cura di Gianluca Pedemonte