Ecco un interessante articolo tradotto e commentato dallo staff di Scuola di Robotica “How Robot therapist can fill a gap in health care”
Questo fenomeno è testimoniato da un recente studio di McKinsey&Co, il quale ha stabilito che meno del 30% delle attività svolte da un infermiere potrebbe essere automatizzato. “Tuttavia c’è un settore in forte crescita ed è quello terapeutico dei robot; infatti essi possono assumere un ruolo terapeutico nei confronti dei pazienti anziani oppure dei bambini autistici e l’obiettivo è quello di riempire una mancanza assistenziale che abbandona molti dei pazienti meno abbienti alla solitudine” continua poi l’articolo.
Noi di Scuola di Robotica con Roboable e altri progetti non ci sentiamo pronti per definire l’utilizzo della robotica come “terapeutica” tuttavia pensiamo che possa essere utile nello sviluppo di alcune competenze, dalle capacità relazionali allo sviluppo dell’apprendimento.
“Lo U.S Centers for Disease Control and Prevention stima che un bambino ogni sessantotto è affetto dallo spettro del disturbo autistico mentre l’Associazione nazionale americana sostiene che l’autismo è il disturbo dello sviluppo in maggiore crescita tuttavia la ricerca in questo campo resta poco finanziata e questo crea una crescente domanda di servizi che non può essere soddisfatta dalle risorse umane esistenti.
I robot possono contribuire alla formazione di comportamenti socialmente appropriati da parte dei bambini autistici in maniera più efficace rispetto all’apporto umano e a volte possono incentivare abilità sociali che i terapeuti umani non riescono a identificare. Questo perché i robot, per alcuni bambini, risultano meno intimidatori e hanno l’enorme vantaggio di ripetere il proprio comportamento in maniera coerente e questo può essere fondamentale durante la terapia.
<< ha detto la professoressa Maja Mataric che guida un gruppo di ricercatori dell’University of Southern California Viterbi School of Engineering ed è responsabile del progetto “Bandit”, un robot progettato per relazionarsi con i bambini affetti dallo spettro dell’autismo. Durante questo progetto, Mataric ha utilizzato i suoi robot per aiutare a insegnare ai bambini affetti da autismo la condivisione. Infatti i bambini giocando con i robot e scambiandosi il posto con questi aiutano il bambino a comprendere quando è il momento di lasciare che altri prendano il loro posto durante i lavori di gruppo. Il primo passo per il bambino è di giocare con il robot, quello successivo è di introdurre un altro bambino nel gioco.
L’articolo prosegue poi riportando un nuovo studio – una partnership tra USC, Yale, il Massachusetts Institute of Technology e la Stanford University- secondo il quale verranno utilizzati alcuni dei robot della Mataric nella case di trenta bambini autistici. Gli studenti potranno vedere come i bambini e i loro genitori interagiscono con i robot ed esaminare i potenziali effetti terapeutici. <<il robot potrebbe essere collocato negli ospedali dove l’aiuto di professionisti umani non può essere garantito in quanto mancano le risorse disponibili>>, ha detto sempre Mataric.
A Scuola di Robotica riteniamo interessanti i contenuti dell’articolo che abbiamo riportato ma pensiamo che si debba affrontarli sempre in maniera critica e con la dovuta delicatezza. Abbiamo collezionato numerose esperienze, non solo nostre, che racconteremo in questo sito che possono supportare l’uso della robotica per migliorare la condivisione, le capacità relazionali, l’apprendimento di persone affette da autismo o disabilità cognitive in generale. Il nostro scopo ma lo scoprirete seguendoci sul sito di Roboable è sempre quello di creare relazioni fra umani e non fra umani e robot.
(Traduzione e Testo di Gianluca Pedemonte)