Cells that trim brain connections are linked to autism

Lo studio, ancora in fase preliminare, è stato presentato all’International meeting for autism research di San Francisco. Riportiamo la traduzione dell’articolo pubblicato dalla rivista inglese Nature.

 

Le cellule, dette microglia, che ‘tagliano‘ i collegamenti tra i neuroni nei cervelli dei neonati durante la crescita potrebbero avere delle implicazioni nello sviluppo del disturbo dello spettro autistico. È quanto viene riportato in uno studio pubblicato sulla rivista inglese Nature. Secondo questa ricerca, condotta da Donna Werling del dipartimento di neurogenetica presso la University of California di San Francisco, ed i suoi colleghi il numero e il comportamento di queste cellule, chiamate microglia, varia a seconda del sesso e potrebbe aiutare a spiegare il motivo per cui l’autismo è ampiamente sottostimato nelle donne rispetto agli uomini.

Werling e il suo team hanno scoperto che, nei mesi precedenti alla nascita, i geni associati ai microglia sono più attivi nei cervelli maschili che in quelli femminili. “Questo suggerisce che possa esistere qualcosa di diverso durante lo sviluppo del cervello maschile rispetto a quello femmminile” ha dichiarato la Dott.ssa Werling a Nature.

Lo studio, presentato il 13 maggio all’International Meeting for Autism Research a San Francisco, California, è ancora preliminare e si conosce ancora molto poco del modo in cui i microglia influenzino lo sviluppo del cervello tuttavia il lavoro della Dott.ssa Werling e del suo team è “davvero interessante e dobbiamo prenderlo sul serio“, ha spiegato sempre a Nature Kevin Pelphrey, neuroscienziato della George Washington University di Washington DC.

Il disturbo, la cui causa resta sconosciuta, è ampiamente sottostimato nelle ragazze e anche gli pischiatri sono concordi nel ritenere che esiste una significativa disparità tra il numero di casi maschili rispetto a quelli femminili e questo porta a pensare che le differenze biologiche tra i sessi siano coinvolte. La Dott.ssa Werling ha iniziato questo studio con l’obiettivo di trovare la ragione biologica per cui esiste una disparità nel tasso di diffusione tra maschi e femmine e, inizialmente, il suo team non ha trovato alcun modello chiaro sulle differenze dell’espressione genica dell’autismo tuttavia i geni che causano il microglia si sono dimostrati più attivi negli uomini che nelle donne.

Come racconta sempre Nature, durante le analisi successive i ricercatori hanno raggruppato i campioni per età e hanno scoperto che la maggiore differenza di microglia tra maschi e femmine avviene durante i primi mesi dalla nascita. Nel frattempo un altro gruppo di ricercatori ha evidenziato che i geni associati ai microglia vengono espressi a livelli più alti nei campioni cerebrali provenienti da persone con autismo rispetto a quelli prevelati da persone prive della condizione.

Questi risultati hanno suggerito alla Dott.ssa Werling e al suo team che l’attività più alta di microglia nei neonati prima della nascita li possa rendere più sensibili ai geni associati all’autismo. Un’altra possibilità è che il microglia meno attivo delle ragazze possa proteggerle dagli effetti dei geni dello spettro. Si potrebbe descrivere tutto questo con un diagramma Venn in cui un cerchio include gli aspetti biologici del cervello che si differenziano per sesso mentre l’altro comprende aspetti del cervello che si differenziano tra le persone con e senza autismo. “Pensiamo che le differenze che portano maschi e femmine a correre un diverso rischio di autismo stia in quella zona di sovrapposizione” prosegue Werling durante le sue dichiarazioni a Nature.

Anche studi precedenti hanno evidenziato il rischio che i microglia potessero influire sull’autismo. Nel 2010, per esempio, alcuni ricercatori hanno riferito che, su tredici campioni cerebrali provenienti da persone con autismo, nove avevano cellule microgliali insolitamente grandi, dense, attive o che si distinguevano in altri modi.

Il recente lavoro di Werling e dei suoi colleghi coincide con altri studi che suggeriscono  che i cambiamenti nel cervello autistico potrebbero avere delle probabilità di verificarsi prima della nascita” ha spiegato a Nature, Simon Baron Cohen, direttore dell’Autism Research Centre in Cambridge. “Se riusciamo a comprendere in quale modo i microglia influiscono nei cervelli in via di sviluppo possiamo comprendere in quale modo sono coinvolti nel rischio di contrarre l’autismo con l’obiettivo finale di sviluppare terapie che mirino a questa precisa fetta di biologia” ha concluso la Dott.ssa Werling.

Articolo di Any Maxmen. Traduzione a cura di Gianluca Pedemonte.

Se siete interessati alla versione integrale dell’articolo potete trovarla cliccando qui.