FACE: il robot 'sociale'

FACE è un robot definito ‘sociale’ a causa delle sue capacità di ‘modellare’ il volto a seconda delle situazioni. È stato impiegato in alcuni laboratori con ragazzi autistici e con problemi di apprendimento ma quali sono le sue reali capacità di influire sulla società?

 

Nei laboratori del Centro Piaggio dell’Università di Pisa è stato progettato e realizzato ‘Face’, acronimo di Facial Automation for Conveying Emotions, un robot definito ‘sociale’ a causa delle sue capacità di ‘modellare’ il volto a seconda delle situazioni.

La complessa struttura del volto del robot – spiega a Rai News, Daniele Mazzei, uno dei creatori di Face – comprende 32 micromotori, posti tra l’epidermide e la struttura ossea, che, in modo analogo ai muscoli facciali, permettono di controllare ogni minimo movimento del viso e generare una enorme quantità di espressioni anche molto complesse“. Questo robot è stato progettato per studiare le interazioni tra uomo e robot e le sue capacità emotive si basano su sei emozioni fondamentali: rabbia, disgusto, paura, felicità, tristezza e sorpresa.

Il robot Face è stato anche il protagonista del reaction video del film ‘Morgan’ di Ridley Scott ed è stato utilizzato anche durante alcune terapie con ragazzi autistici o con problemi di apprendimento. Ma cosa sono i reaction video e quali sono i vantaggi dell’utilizzo di questo robot con ragazzi autistici?

I reaction video mostrano le reazioni emotive di varie persone di fronte ad eventi insoliti o divertenti, in questo caso il trailer di un film, e visto il notevole successo di alcuni di questi video, la 20th Century Fox ha deciso di produrre un robot reaction video, in cui gli spettatori del trailer sono automi umanoidi, tra cui FACE.

Le peculiarità di questo robot sono insite nella struttura del suo volto che permette al robot di ‘interagire’ empaticamente con gli esseri umani attraverso una comunicazione non verbale. Come riporta il sito dell’Università di Pisa “tramite sensori posizionati sulla testa, FACE orienta il proprio sguardo verso l’interlocutore umano, ne analizza le espressioni facciali e la gestualità e ne inserisce lo stato emotivo. Sulla base dello stato mentale inserito, FACE inizia una comunicazione non verbale attraverso espressioni facciali, sguardi e ammiccamenti, tutti intesi a stabilire un dialogo empatico”.

Le capacità empatiche di questo robot potrebbero risultare molto importanti nelle terapie per autistici infatti, come abbiamo ripetuto più volte, uno dei principali problemi che porta l’autismo risiede nella difficoltà di decodificare i messaggi che arrivano dall’esterno. Se effettivamente Face fosse in grado di semplificare il messaggio non verbale potrebbe essere utile per aiutare i ragazzi autistici a migliorare le proprie social skills.

Attualmente il robot è in grado di interagire con sei persone diverse, scegliendo il suo interlocutore e stimandone l’età e l’umore e questo potrebbe essere un vantaggio per un’eventuale terapia. Infatti i vantaggi dei robot che vengono utilizzati nelle terapie per l’autismo sono di due tipi: il primo inerente la psicomotricità e il movimento dove è necessario utilizzare un robot con moltissimi gradi di libertà, il secondo invece è di tipo emozionale dove è necessario che il robot sia in grado di manifestare in modo chiaro e semplice le proprie emozioni e dove queste devono essere replicabili dal robot per permettere al soggetto autistico di assimilarle ed esserne rassicurato. In tutto questo il robot FACE potrebbe essere rivoluzionario perchè potrebbe unire i vantaggi di un corpo con molti gradi di libertà a quello di un’espressività senza pari.

Per il momento tuttavia il robot non è in commercio e in rete non si trova nemmeno un accenno a quello che potrebbe essere il costo del robot. Questo porta a riflettere su quelle che sono le effettive capacità di impiego di un robot come FACE nella vita quotidiana. Infatti per il momento non è prevista la commercializzazione del robot e, anche se lo fosse, non sarebbe ipotizzabile l’impiego nelle scuole e nei centri terapeutici a causa di un costo troppo elevato.

È necessario che ci siano dei centri di ricerca che portino avanti progetti come quello di FACE perchè, in un futuro non troppo lontano, queste nuove tecnologie entreranno a far parte della vita quotidiana di tutte le persone ma, siccome per il momento queste tecnologie non sono accessibili ai più, è necessario ricordare che una ricerca lontana dalla società e che non ha effetti sulla società attuale è una ricerca svuotata del suo più nobile significato: migliorare le condizioni dell’umanità.

Gianluca Pedemonte